Vir dolorum
Masolino da Panicale, Tommaso di Cristoforo di Fino detto (Panicale, 1383? - Firenze, 1440 ca.)
Il dipinto fu eseguito per la piccola chiesa dedicata a san Giovanni Battista, situata accanto alla pieve che, congiunta a questa nel 1464, venne poi adibita a Battistero. Nel 1946 l’affresco fu staccato e collocato su un telaio e infine, nel 1990, è stato risistemato nel luogo di origine.
Masolino, con ogni probabilità, dipinse l’opera nel 1424, anno in cui la sua presenza è documentata a Empoli, dove affrescò il ciclo con la Leggenda della Croce nella cappella di Sant’Elena nella vicina chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani.
L’Imago Pietatis è un’iconografia di origine bizantina, estremamente diffusa in Italia centrale a partire dalla seconda metà del Quattrocento. A essa fa riferimento Masolino che, pur muovendosi nel solco della tradizione, la rinnova profondamente, interpretandola con spirito rinascimentale. Infatti, il pittore non solo confina gli elementi arcaicizzanti nei partiti geometrici della cuspide e della fascia sommitale, ma elimina la narrazione per simboli della Passione, raffigurando soltanto i protagonisti e gli elementi essenziali della scena: la croce con i chiodi, la corona di spine, i due flagelli e il sepolcro. Masolino colloca il gruppo sacro sullo sfondo del cielo azzurro e concentra l’attenzione sul dramma dei protagonisti. Dal colore cereo del corpo di Cristo e dalla sua mano senza vita si capisce che è morto; lo strazio dei dolenti è invece evidente nei tratti dei volti così come negli occhi, arrossati dal pianto.
Un ruolo fondamentale è giocato dalla luce chiamata a definire i volumi delle cose – come il sarcofago di chiara impronta classicheggiante – ma soprattutto dei corpi. Una luce fenomenica, che ha la sua origine nelle opere di Gentile da Fabriano ma che in questa circostanza trova una sintesi, che non può che evocare il nome di Masaccio, con il quale Masolino aveva lavorato alla decorazione della Cappella Brancacci a Firenze.
A completare la narrazione, nel medaglione centrale della cornice è raffigurata la Veronica, in quello a sinistra si affaccia un Profeta, visto di scorcio, mentre in quello di destra compare un personaggio difficilmente identificabile a causa del volto abraso. Potrebbe trattarsi del Profeta Ezechiele che, con un teschio in mano preannuncia la resurrezione della carne in seguito alla visione della Valle delle ossa (Ez 37, 1-4).